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PILLOLE DI MALDICENZA


di PIERO POGGIO
da "50&PIU'", gennaio 2006


La prima maldicenza "storica" fu quella di Tersite, un soldato acheo che osò attribuire ad Agamennone la colpa del lungo assedio di Troia per aver sottratto ad Achille la bella schiava Briseide; a causa di tanto osare Tersite, unico personaggio plebeo dell'Iliade, si meritò una solenne bastonatura da Odisseo.

La maldicenza, intesa come inclinazione a criticare con severità e acredine, fa parte integrante della satira. E' contenuta nella urbanitas di Seneca, nell'eleganza di Petronio, nella censura di Marziale, nell'acredine di Giovenale.

Dante, che non tollerava le mezze misure, ha scritto: "La maldicenza è indizio di mente malvagia".

Don Marzio, lingua biforcuta della goldoniana Bottega del caffè, è un famoso maldicente che si interessa del prossimo soltanto per malignità e amore del pettegolezzo; di un pettegolo maligno si dice infatti che è "un don Marzio".

Nel suo Galateo monsignor Della Casa sentenzia: "D'altrui, né delle altrui cose non di dee dir male. Le persone schifano l'amicizia dei maldicenti".

Scrive, con spirito caustico, Oscar Wilde ne Il ritratto di Dorian Gray: "E' mostruoso che la gente vada in giro dicendo alle nostre spalle cose che sono assolutamente vere".

La maldicente-pettegola numero uno di Hollywood è stata certamente Elsa Maxwell; i suoi strali di abbattevano senza alcun riguardo su divi e celebrità. Meno famose, ma sempre malelingue, le altre due "comari" Louella Parson e Edda Hopper.

Fino alla vigilia della sua morte lo scrittore Roger Peyrefitte ha ironizzato sui ricchi e sui famosi, mettendoli alla berlina e svelandone tanti segreti.

Vincenzo Cardarelli, che negli anni Cinquanta venne definito "il più grande poeta morente" è stato maestro di pettegolezzi e sottili perfidie indirizzate a colleghi e amici nel solco della tradizione dei caffè letterari.

Secondo Francesco Alberoni "la maldicenza è anche una forma di lotta all'interno del proprio ambiente di lavoro e c'è chi la usa per rallentare o impedire l'ascesa di potenziali concorrenti; i più astuti non denigrano direttamente, mettono in giro delle voci che, proprio perché circolano sulla bocca di tutti, vengono prese per vere".

Francesco Cossiga è di questo parere: "La maldicenza è una critica in chiave sarcastica, ma non è mai cattiva; non è calunnia o diffamazione, parte sempre dalla realtà".

Ci sono tanti altri "maldicenti" per mestiere, o per gioco: Petrolini, Malaparte, Marinetti, Montanelli, Forattini (con la sua matita dissacrante), D'Agostino, eccetera eccetera...