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LA TRADIZIONE SI FA MITO


di CAMILLO BERARDI
dal mensile Menabò, 19 gennaio 2006



Il 21 gennaio di ogni anno, nel commemorare S.Agnese, oltre cento confraternite, costituitesi in Suo onore, si riuniscono per lasciarsi andare ad una sarabanda di licenziosità e di smodata "maldicdnza" cittadina, reevocando una singolare tradizione che affonnda le radici nella "notte dei tempi”. Agli albori del XIV secolo, la Santa divenne protettrice delle linguacciute, donne ai margini della società, di coloro che si ritrovano nella miseria, vittime di se stesse o di un destino avverso, nonchè‚ delle ”malmaritate" (termine eufemistico per definire le prostitute) e delle "giovinette pericolanti".

L’immaginario collettivo aquilano fu colpito ed influenzato dall'efferato martirio subito dalla giovane e casta Agnese, nel III secolo d. C., che, prima della decapitazione, venne jugulata (sgozzata). Molto più tardi, la Martire rappresentò per le peccatrici e le diseredate un fulgido esempio di purezza, degno della più profonda venerazione.

All’Aquila, il Monastero di S. Agnese risale alla seconda metà del 1300. Costruito a ridosso delle mura urbiche settentrionali, ospitava le "malmaritate" e le serve dei nobili. I segreti dei palazzi dove prestavano la loro opera, venivano raccontati "coram populo", messi in piazza, conditi con l'immancabile dose di esagerazione frutto del piacere perverso che solo la maldicenza sa dare. Quest'ultima, insieme al turpiloquio ed alla calunnia trovò terreno fertile nel "modus vivendi" della comunità aquilana, presso tutti i ceti sociali.

Era il 1874, quando il Monastero fu inglobato nelle strutture del vecchio Ospedale "S. Salvatore" dove, ancor oggi, possono essere ammirati gli ambienti monasteriali e la bella chiesa di S. Agnese.

Come per negare quanto storicamente documentato la festività di S. Agnese due anni fa (2004) ha tentato di indossare vesti non proprie, promuovendo un Convegno Nazionale, dal titolo: "Il Pianeta maldicenza".

Il Simposio ha visto, quale ospite d'eccezione il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, chiamato scherzosamente ”Il Picconatore” grazie alle sue facili ”esternaazioni”. A fianco di tanta Autorità si sono ritrovati il famoso giornalista Bruno Vespa, reverendissimo Padre Francesco Compagnoni, Rettore dell'Università S.Tommaso Angelicum di Roma.

All'interno della manifestazione, un concorso sul terna della maldicenza ha richiamato un gran numero di artisti o aspiranti tali, dando vita ad una kermesse di lavori in prosa, poesia, recitazione, musica e folklore. Una "due-giorni” dedicata allo spettacolo e al divertimento, nella suggestiva atmosfera dei Teatro Comunale della città, diventata "capitale della maldicenza".

L’evento intendeva spiegare correttamente le ragioni di tanta devozione nei confronti di S. Agnese tra gli aquilani conferendo alla maldicenza peculiarità specifiche come quella di ”valenza sociale” e ”leale antagonismo”. L'ironia e la satira, però hanno contrastato il goffo, quanto vano intento degli organizzatori del Convegno di edulcorare o meglio travisare quello spirito critico, volgare e trasgressivo, coltivato da secoli e rimasto invariato nella tradizione agnesina e non.

I perbenisti e i politicanti sono stati sconfitti dalla loro presunzione che li aveva indotti a credere di poter cambiare la storia, la leggenda ed il mito intramontabile di S. Agnese. Sacro e profano amano da sempre scambiarsi la maschera, riuscendo a stupire chi pensa di distinguere la sottile, ma sostanziale differenza che, dividendoli, li unisce in un'entità bizzarra e poliedrica.

Il poeta Alarico Bernardi ed il musicista Camillo Berardi hanno deciso di unirsi al coro dei sostenitori del vero ed unico significato della parola maldicenza, componendo il primo Inno ufficiale a S. Agnese dal titolo: "S. Agnese jugulata".