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UN MARCHIO DOC PER IL PETTEGOLEZZO


di MONICA PELLICCIONE
da ”Speciale Sant’Agnese”, Il Centro 14 gennaio 2006


L'AQUILA. «Una città che ha precorso i tempi e che, forse, dovrebbe pensare a registrare il marchio della maldicenza». Con una buona dose di mordacità sarcastica Antonio Caprarica, corrispondente della Rai prima da Londra e oggi da Parigi ha tenuto a battesimo la terza edizione di ”Il pianeta maldicenza”. Il convegno ieri pomeriggio si è aperto con un'analisi dei generi e ruoli della maldicenza in alcuni capitali europee. Dal pettegolezzo come libertà di parola dell'est europeo, al gossip della politica parigina fino alle vicende della Casa Reale, che riempiono i tabloid inglesi.

«La maldicenza non è certo un fenomeno locale» ha esordito il presidente della Confraternita dei devoti di Sant'Agnese, Tommaso Ceddia presentando l'evento «è presente in ogni angolo del mondo, con le sue caratteristiche di critica costruttiva». Accanto a Ceddia il direttore della Carispaq, Rinaldo Tordera, che ha sponsorizzato l'iniziativa e il vicesindaco dell'Aquila, Ernesto Placidi, che ha legato il concetto di maldicenza alla libertà e al leale antagonismo.

A fare gli onori di casa «pur essendo nella città natale di un mio illustre collega, Bruno Vespa, il che mi ha fatto pensare se accettare o meno l'invito» il giornalista Rai Antonio Caprarica, che con grande verve e spirito goliardico ha lanciato una serie di battute, entrando subito nel vivo della discussione: la maldicenza come tradizione, ma anche business dell'era moderna. «Usciamo da un vecchio stereotipo e cioè che il pettegolezzo sia qualcosa di negativo» ha spiegato Caprarica «del resto la tendenza al chiacchiericcio è ineliminabile dall'animo umano. Por noi giornalisti il momento più bello è quello ”del corridoio" in cui si dà libero sfogo al pettegolezzo, il collega che passerà ad un altro giornale, l'ultima tresca di redazione, ma che è l’occasione per captare notizie importanti. Mi sono detto: l'iniziativa aquilana mi pare geniale. Fino a qualche tempo fa vi era, nel mondo dell'informazione, la tendenza a relegare il pettegolezzo all'ultima o penultima pagina dei giornale. Oggi alimenta vere e proprie trasmissioni, settimanali e siti web».

Caprarica ha aggiunto: «I'Aquila è all’avanguardia in quello che è ormai un business planetario. Dovreste pensare a registrane il marchio dell’iniziativa».

Ma la maldicenza non è, come ha sottolineato Caprarica, solo merce o prodotto per fare soldi «può rappresentare anche la via della libertà. Penso all'est europeo e a ciò che rappresenta la libertà di parola». Testimone del ruolo della «libera espressione di pensiero». Savik Shuster, conduttore a Mosca del programma televisivo "Libertà di parola": «Ho avuto problemi con il presidente Putin perchè sono di origini italo-canadesi: quando nella mia trasmissione abbiamo fatto un attacco forte al regime, dopo la strage nel teatro di Mosca, con le testimonianze dei parenti delle vittime, sono stato definito un agente della Cia. Poi hanno chiuso il programma e sono stato costretto a trasferirmi a Kiev, dove ho ricostruito lo studio e ripreso la trasmissione. Solo che lì mi considerano un agente di Mosca» ha concluso Shuster «e anche questo è un problema».

Da Mosca a Parigi con Marc Semo, editorialista di "Liberation": «C'è un piacere universale a dire male, ma attraverso il chiacchiericcio si può arrivare a scoprire verità importanti. Esiste, poi, il gossip della politica e la diatriba sul diritto dei personaggi pubblici ad una vita privata lontano dai riflettori».

Per William Ward, corrispondente da Londra di Panorama e Il Foglio «in Gran Bretagna, al contrario di altri Paesi, il gossip viene visto come un fatto istituzionale, la famiglia reale offre un grande richiamo quanto a gossip. Pensiamo al caso del presunto assassinio della principessa Diana».

Il convegno prosegue oggi con la presenza di Bruno Vespa e il collegamento telefonico col senatore Giulio Andreotti.