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Convegno 2004 - Rassegna stampa

L'ARTE DEL PETTEGOLEZZO, STRATEGIA DA STUDIARE

di Maria Corbi
"La Stampa", 9 gennaio 2004

Il pettegolezzo è un'arte antica che preferisce i potenti ma non risparmia nessuno. Ci sono persone che hanno costruito carriere e altre che se la sono vista distruggere. Per tutti domani all'Aquila un convegno sul "Pianeta della maldicenza" (relatore e ospite d'onore del convegno saranno Bruno Vespa e Francesco Cossiga), in occasione dei festeggiamenti per Sant'Agnese (il 21 gennaio), alla quale era intitolato un antico monastero del centro cittadino. Ed era qui che venivano ospitate le "serve" e prostitute. Il giorno dedicato alla Santa era proibito lavorare e queste signore si ritrovavano per dare la più ampia diffusione possibile dei fatti privati dei loro "padroni".

Il ventuno gennaio è dunque un giorno di assoluta libertà dove le lingue si possono slogare liberamente nel parlar male degli altri, nel fare quello che tutti noi facciamo ogni giorno: i fatti altrui. E se non ci sono fatti veri vanno bene anche quelli inventati. Uno sport della parola che ha inizio con il genere umano. E andando indietro con la memoria troviamo maestri come Procopio che nei suoi libri ha fatto a pezzi l'imperatrice Demetra raccontando cose inverosimili che adesso fanno parte della storia. Perché il rischio è questo, che la diceria assuma forma di verità e viaggi da sola nel tempo.

Una vecchia credenza dice che sono le portinaie le più abili tessitrici di dicerie, ma non sempre è così. Cosa dire del mondo della politica e di quel grande portierato che è il Transatlantico a Montecitorio? Onorevoli, cronisti, portaborse percorrono chilometri sussurrandosi l'ultima cattiveria o l'ultimo "si dice". Sui divanetti orecchie attente captano tradimenti politici e sentimentali, debolezze, e poi le riportano al vicino in un passaparola che approda raramente sulle pagine dei giornali e più spesso in internet dove il sito "Dagospia" di Roberto D'Agostino riserva senza censure sussurri e grida.

Perché, per essere precisi, il pettegolezzo a varie declinazioni, a partire da quello innocente che riporta ad altri i fatti degli altri. Poi c'è quello intrigante che suppone scenari spesso inverosimili e quello cattivo usato come un'arma per ferire un avversario. Il più temibile, quello ricattatorio, usato come un'arma per farsi strada annientando gli ostacoli. Di solito gli argomenti sono molto personali dal sesso, agli affetti, le malattie, il denaro. E più in alto è la persona da colpire nella scala dell'invidia più gusto c'è.

In Italia come in Francia e in Germania la politica ha sempre fatto ed è stata oggetto di maldicenze, ma raramente il gossip si è trasformato in scandalo conclamato. Mitterand ha avuto una figlia segreta e fino a che è morto l'opinione pubblica ne è stata all'oscuro. Nessuno parla liberamente della vita privata di politici e giornalisti. A meno che non sia un auto-gossip come quello che ha visto protagonista la moglie del premier Berlusconi Veronica Lario. Il marito in occasione della visita in Italia del premier danese fa notare in sala stampa a palazzo Chigi: "Rasmussen è anche il primo ministro più bello d'Europa. Penso di presentarlo a mia moglie, perché è molto più bello di Cacciari". Silenzio. "Secondo quel che si dice in giro".

Altra cosa è l'Inghilterra dove la famiglia reale è massacrata ogni giorno sui tabloid salvo la censura in occasione della presunta omosessualità del principe Carlo.

E che dire delle campagne elettorali negli Stati Uniti giocate con investigatori privati e un potente mezzo di rumors e maldicenze? Il democratico Gary Hart è inciampato due volte nel tranello del gossip vedendo così svanire le su aspirazioni alla Casa Bianca. La sua fama di don Giovanni lo blocca prima nel 1984 e poi nel 1987 quando un giornalista a inizio di campagna elettorale dice. "Nessun pettegolezzo potrà fermarmi, seguitemi pure". Le classiche ultime parole famose. Il 6 maggio il National Enquirer pubblica le foto del senatore con in braccio la bruna e prorompente Donna Rice. E' la fine.

Storia più recente quella di Clinton e della stagista Lewiski. Scandalo che in Italia non sarebbe mai scoppiato.

L'uso politico del pettegolezzo è vecchio di millenni, come ci ricorda Nicoletta Sipos nel suo libro "L'Antica Arte dello Scandalo" (Simonelli editore). Per Alcibiade, amico e allievo di Socrate i guai cominciarono nel 416 a.C. mentre si preparava a una spedizione militare a Siracusa. Ad Atene durante la notte qualcuno mutilò le statue di Ermes e corse voce che il colpevole fosse proprio Alcibiade, ubriaco. Altra vittima "politica" del gossip antico è stata Cleopatra, bersaglio di malignità e invidie.

Su questa arte infida e potente si sono pronunciati sociologi, filosofi, antropologi, come spiega il libro di Sergio Benvenuto "Dicerie e pettegolezzi". Per Heidegger la chiacchiera è l'emblema della conoscenza in autentica mentre oggi il giudizio è molto meno negativo. Un'amplificazione della verità che fa leva sull'inconscio. Ma provate a spiegare la teoria della rivalutazione della maldicenza a chi ne è stato colpito pesantemente come per esempio il cantante Marco Masini additato come menagramo scomparso dal panorama discografico, come successe anni fa a Mia Martini (quest'anno Tony Renis riporterà Masini a Sanremo). A volte il pettegolezzo uccide.

Maria Corbi