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La confraternita dei "devoti" di Sant'Agnese
NNANZI A CCASA NO NZE PISCIA!
Il discorso di commiato
Il Priore 2003 Angelo De Nicola

L'Aquila, Sant'Agnese 2004

Carissimi Devoti,

mai come quest'anno abbiamo difeso l'uscio della nostra casa tenendo fede al saggio, ma fermo, motto lolliano col quale, ormai, ci identifichiamo e, quel che più conta, ci identificano gli altri. E dico tutti gli altri. Anche chi, non molto tempo fa, cercò di attentare al nostro primato ed oggi, ubriacato dalle mazzate ricevute, non ricorda nemmeno perchè si portò le mani alla patta dei pantaloni dopo essersi fermato davanti a casa nostra.

Mai come quest'anno la nostra Confraternita ha tenuto alte le insegne davanti al proprio uscio contribuendo in maniera determinante alla riuscita di quello che molti hanno già definito un momento storico per la nostra amata città, l'evento "Sant'Agnese 2004", di cui non si spegne ancora l'eco, teso ad esaltare i valori di una tradizione tutta aquilana basata su una maldicenza sana, dell'uomo libero che dice male e non il male. Storico, senza entrare nella diatriba tra gli storici, perchè ha dimostrato che questa nostra cara città malata ha ancora energie sane per risollevarsi. Può farcela. Se vincono le idee. Se vincono i galantuomini. Se, in una parola, vince l'Aquilanità, ovvero buone idee fatte correre sulle gambe di galantuomini.

E' perciò soprattutto con orgoglio che, come Priore uscente ("peraltro" il più giovane della nostra antica Confraternita) di un mandato per me certo indimenticabile e del quale vi ringrazio tutti per avermene concesso l'onore, accolgo nel tradizionale pamphlet il saluto di Tommaso Ceddia (Priore Emerito) presidente dell'ormai notissima Associazione che la Confraternita ha filiato. Una degna figlia del padre. Di cotanti padri. Una figlia giovane che, però, ha dimostrato di saperci fare vincendo la difficile scommessa di elevare la nostra cara vecchia tradizione ad evento tanto da suscitare l'interesse di tutti i più autorevoli organi di informazione nazionali e persino stranieri.

E non è stata questa la sola nostra vittoria. Abbiamo, infatti, anche portato a casa "Il premio Agnesino" con un lavoro che la Confraternita ha voluto, con la consueta signorilità, presentare nella tenzone come anonimo. E "Senza titolo" (che pubblichiamo di seguito) partorito dalla mente di Ludovico Nardecchia (il Segretario a vita) ha vinto. Lo so, vi resta difficile credere come abbia potuto pensarlo lui, proprio lui che notoriamente ha fatto male le scuole elementari, ma la Storia è fatta anche di piccoli grandi misteri incomprensibili. Un trionfo decretato incontestabilmente dalla duplice giuria (tecnica e popolare) anche grazie alla superba interpretazione sul palcoscenico, davanti ad uno stracolmo Teatro comunale, di due notissimi avvocati (Giancarlo Chiodi e Antonello Carbonara) che, alla luce dell'esibizione, avrebbero forse fatto meglio a calcare le scene piuttosto che le aule giudiziarie.

Così come a firma anonima la Confraternita ha presentato anche la filastrocca, che ha fatto la sua eccellente figura, opera dello stesso Tommaso Ceddia. Ne troverete il testo qui appresso insieme alla storia della tradizione agnesina integrale frutto del parto di Amedeo Esposito (Priore Emerito). Il tutto infiocchettato dal tocco del maestro Peppe Santoro (Priore Emerito), la cui matita ha generato il logo dell'evento (il mascherone con la rosa in bocca) che tanti apprezzamenti ha riscosso assurgendone a significativo simbolo.

Nell'accogliere il senatore a vita Francesco Cossiga presso la nostra gloriosa "mangiatoia", il 10 gennaio scorso mi sono permesso, interpretando il pensiero di tutti voi, di ribadire il primato "concedendo" al Presidente Emerito della Repubblica il titolo di "Devoto agnesino ad honorem". Un'onorificenza che il presidente Cossiga ha subito accettato con entusiasmo. Ci aspetta, ora, cari Devoti, un'altra difficile svolta: se e quale futuro dare all'evento. Dovremo sostenere l'Associazione nelle sue scelte difficili. Siamo pronti. Per ora, godiamoci la vittoria. Vittoria delle nostre idee. Di noi galantuomini. Della nostra città.

E che ve sse pozza rentorzà.