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La confraternita dei "devoti" di Sant'Agnese
di Ludovico Nardecchia "Segretario a Vita"
dal libro "Mario Lolli Aquilano"

Ero molto giovane, lavoravo all'Inam, si aprì la porta, entrò il dottor Alfredo Properzi (Properzittu o Alfreduccio per gli intimi per la sua non alta statura) e mi invitò a cena: era la mattina del 21 gennaio del 1959. L'appuntamento alle 20 presso il ristorante "Macallè" in via Tre Marie, gestito da "donna Concettina". Donna Concettina aveva la grande virtù di una perfetta padrona di casa, capace di mettere tutti i clienti a proprio agio, per gustare al meglio la sua tipica cucina abruzzese. Mi trovai a tavola, con una trentina di commensali di mezza età; professionisti, dirigenti di enti pubblici, convenuti per l'attuale cena di Sant'Agnese; ero stato invitato nella più prestigiosa ed antica congregazione della nostra città. La mia presenza destò qualche perplessità, io ero estraneo al loro mondo; il dottor Properzi chiarì che ero suo ospite e che intendeva affidarmi l'incarico di segretario della congregazione con compiti assolutamente organizzativi.

Allora, come ora, la sera del 21 gennaio diversi gruppi di amici e congregazioni si riuniscono in un banchetto per festeggiare Sant'Agnese. Questa è una tradizione assolutamente aquilana che si perde nella notte dei tempi e tanti si sono cimentati a dare una spiegazione a questo fenomeno. Mi era capitato, più di una volta, di partecipare a questi convivi ed ero rimasto piuttosto indifferente all'entusiasmo ed alla volgarità collettiva. Quella sera scoprii un mondo nuovo: come era piacevole ascoltare i racconti di Alfredo Properzi, le malignità di Tancredi Nanni, gli interventi taglienti di Manlio Marinelli, le arguzie di Nino Urbani, le sottigliezze di Alberto Gualtieri, la verve di Gaetano Bellisari!

Fu una serata magnifica tenuta su da tutti, perché tutti aspiravano goliardicamente ad essere eletti "Priore" della Confraternita, titolo che avrebbero sancito il pubblico riconoscimento di essere stato, in quella sera, il migliore, il più arguto, il più spiritoso e se volete il più maldicente. Dal 1975, con la chiusura del ristorante Macallé, ci siamo trasferiti con la sede presso il ristorante San Biagio dove siamo accolti ogni anno con affetto da Andrea e Luciano che preparano un banchetto di ottimi piatti tradizionali. É passato tanto tempo da quella sera, e ho tenuto fede all'impegno per tutti questi anni sperando che questa splendida consuetudine possa continuare negli anni a venire, e per questo confido nelle nuove generazioni perché capiscano l'importanza delle tradizioni.